Descrizione
È alta m. 473,8, lunga circa Km 1, con una larghezza massima di 100 metri. La presenza dell'uomo ci viene testimoniata da tracce di basamenti di capanne e da grotte troglodite disseminate sul costone roccioso.
Quel che è certo che il sito fu abitato fin da epoca remotissima da popoli pre-Siculi, forse i Pelasgi, il cui nome significa popoli antichi, cioè Sicani. I Pelasgi, mitico popolo neolitico che si fa risalire al IV millennio a.C., conosciuto nell'Iliade come alleato dei Troiani e come proveniente dalla Tessaglia, dove aveva avuto stanza prima che vi giungessero i Greci.
I Pelasgi dunque, come dice il Giannelli, erano riguardati come i rappresentanti della popolazione anteriore alla venuta dei Greci nelle varie zone dell'isola (Attica, Arcadia), nelle quali i Greci si consideravano autoctoni.
La loro scomparsa totale dalla Grecia veniva spiegata con l'ipotesi di una loro migrazione in Italia, dove sarebbero stati i progenitori di molti di quei popoli barbari, come viene testimoniato da numerosissime tombe a forno, tipica sepoltura sicana e dal ritrovamento casuale e non, di monete di epoche diverse e di vasi di varia forma e dimensioni sagomate a mano del secolo VII a. C. Quel che è certo che questi rinvenimenti, secondo numerosi studiosi fra cui Paolo Orsi, Paolo Castelli e Salvatore Pitruzzella, dimostrano che il territorio di Naro (Furore e Savoia, Caravello, Ragamè, Dainomeli, Cignana e Castellaccio, ora in territorio del comune di Camastra) era abitato fin dal periodo neolitico e dalla prima età del bronzo e, pertanto, si inserisce nel vasto movimento di civiltà che investi la Sicilia con la scoperta dei metalli.
Furore, pertanto, è una zona di vasto interesse che può ancora rivelare molti anelli mancanti di congiunzione tra i trogloditi e i sicani, questo mitico popolo che viveva arroccato sulle alture.
Queste caratteristiche tombe a forno, che ancora oggi vengono scavate da mano ignota, le spelonche poste in luoghi scoscesi, l'insieme del costone, chissà quali segreti archeologici possono ancora riservarci.
Quale mistero si nasconde nel "Campanaro", posto nella parte più alta del costone , dal quale lo sguardo può arrivare fino al mare ed oltre e dominare verso l'interno. È molto suggestivo arrampicarsi lungo il sentiero della grande scala ed incontrare le caratteristiche grotticelle a forno, a sepoltura singola (foto 16) oppure doppia (foto 17) e cosi, salendo, fino ad arrivare alla cima del costone che si presenta alquanto piatto, come a schiena d'asino.
E, cosi, andare avanti fino al campanaro (foto n. 18), una roccia dalla forma molto bizzarra posta sulla parte più alta del costone.
Chissà quale tribù o popolo si sarà adunato nella radura antistante! Quale segreto racchiude quel pozzo posto all'interno della grotta sottostante.
Antiche pietre che raccontano di un passato tra i più carichi di fascino e di mistero. Racconti di un nobile cavaliere che tentò di carpire i segreti della magia nera e i tesori della montagna (c).
Quale guerriero è stato sepolto nella grotticella posta nella parete scoscesa sotto il campanaro? Tornando indietro ai piedi del costone, si sale per la scala "piccola", in parte ancora visibile, intagliata nella roccia, per arrivare ad un altro complesso tombale (foto 19) ed ad una vasta spelonca quasi inaccessibile e cosi arrivare fino al "castelletto". Fin qui le tombe e le spelonche preistoriche che bisognerebbe studiare, conservare e far conoscere meglio.
Ai piedi del costone, lungo il bordo della SS. 576 si arriva alla grotta del "porcaro", (foto 20) una tomba ancora in buono stato di conservazione, perché probabilmente sarà servita come rifugio di fortuna per uomini ed animali anche in epoca recente.
Un'altra tomba, sempre nelle vicinanze non è più visitabile, in quanto è stata riempita di sterpaglie e detriti.
Tutto ciò, però, non esaurisce la conoscenza di Furore, ma certamente fa rilevare che tutta l'aria è una zona archeologica importante, vasta, ricca di testimonianze e che merita di essere esplorata scientificamente.
a) trattato di storia greca, pag. 41;
b) Dice il Cavallari: queste sono tutte antiche abitazioni, chi ha visto le vaste stanze incavate nelle grotte di Ragamè ed altre simili può affermare che esse servirono ad uso di popoli di origine diversa. Anche quelle esistenti nel colle Caravello sono importanti, perché scavate in epoche diverse, alcune, dal taglio rozzo a schegge e dal vano informe, sono collocabili nel paleolitico, altre, ben levigate e proporzionate sono attribuibili al neolitico. Quel che è certo che tutte quelle caverne preesistenti servirono da abitazioni alle popolazioni anteriori alla colonizzazione Greca: i Sicani. Cfr. Le opere di escavazioni in Sicilia anteriori ai Greci -
c) Cfr. La leggenda della campana dei sette anni, di S. Pitruzzella, op. cit. pp.44/71, volendo interpetrare la leggenda di Furore, riporta un brano del manoscritto di Paolo Castelli Storia di Naro: ...nelle terre di Furore ad un miglio distante da una sorgente sulfurea, nella località dello Stretto, (foto 21) vi è una lapide (foto 22) scolpita su una pietra inaccessibile con carattere corroso, che per tradizione si dice esservi un gran tesoro nascosto.
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